Ciao
Gesù ha parlato del frutto diverse volte (vedi l’elenco alla fine di questo articolo). Gesù ha usato il frutto come metafora per i segni esteriori di una persona che vive una vita di obbedienza al suo amorevole Padre. Quindi, cos’è questo frutto? Come riconosciamo il frutto buono o cattivo negli altri, o in noi stessi? Un esempio del nostro frutto sono le parole che escono dalla nostra bocca.
“Non c’è albero buono che produca frutti cattivi, né albero cattivo che produca frutti buoni. Ogni albero si riconosce dal proprio frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmiano uve da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore produce il bene, e l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro produce il male; perché dall’abbondanza del cuore la bocca parla.” (Luca 6:43-45. Vedi anche Matteo 15:18-19).
Gesù non è stato il primo a usare il frutto come metafora per i segni esteriori di una persona che vive una vita di obbedienza al suo Padre. Giovanni Battista lo aveva preceduto insegnando lo stesso messaggio (vedi un altro elenco alla fine di questo articolo). Giovanni insegnava che un esempio del nostro frutto è condividere le cose che abbiamo con coloro che sono meno fortunati di noi:
“Anche ora la scure è posta alla radice degli alberi. Ogni albero dunque che non produce buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.” Le folle gli chiesero: “Che cosa dobbiamo fare allora?” Ed egli rispose loro: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, e chi ha del cibo faccia lo stesso.” (Luca 3:8-11)
Gli scrittori dell’Antico Testamento usavano la stessa metafora (per esempio, Salmo 1:1-3; Isaia 5:1-7; Geremia 32:18-19), quindi la metafora del frutto sarebbe stata familiare alla maggior parte degli ascoltatori di Gesù, in particolare ai leader religiosi. Gesù diede ai suoi seguaci un forte avvertimento riguardo alle persone che producono frutti cattivi.
“Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccolgono forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono produce frutti buoni, ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo può produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Così, li riconoscerete dai loro frutti.” (Matteo 7:15-20)
È importante notare che non spetta a noi assicurarci di produrre buon frutto. Infatti, senza Gesù, non possiamo produrre buon frutto.
“Rimanete in me, e io in voi. Come il tralcio non può da sé portare frutto, se non rimane nella vite, così neanche voi, se non rimanete in me. Io sono la vite; voi siete i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla” (Giovanni 15:4-5)
Il nostro amorevole Padre celeste non ci lascia soli a produrre frutto, Gesù dice che suo Padre lavora con noi affinché possiamo produrre più frutto.
“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie; e ogni tralcio che porta frutto, lo pota, affinché ne porti di più.” (Giovanni 15:2)
L’idea di essere potati suona spiacevole, e la disciplina di Dio potrebbe non essere piacevole. Ma il nostro Padre è un buon genitore che ama i suoi figli. Potare significa rimuovere la crescita morta e i rami che consumano l’energia della pianta senza produrre nulla di utile. Dovremmo essere disposti, anzi dovremmo essere ansiosi, che Dio rimuova le cose inutili e improduttive dai nostri pensieri e azioni, perché significa che produrremo più frutto, e ciò significa che serviremo meglio Dio. Che il nostro amorevole Padre celeste ci benedica e ci rafforzi per produrre buon frutto per lui e per il suo regno.
Gesù è il Signore.
Peter O
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Gesù sul frutto
Matteo 12:33; 13:23; 21:43. Marco 4:20. Luca 8:14-15; 13:5-9. Giovanni 4:35-36; 12:24; 15:1-16.
Giovanni Battista sul frutto
Matteo 3:8; 3:10. Luca 3:7-14.
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